Iniziamo subito con una premessa: chi possiede un immobile, abitazione, ufficio, laboratorio che sia, pensa sempre di aver messo i propri soldi al sicuro, investendoli su "quattro muri". Ciò corrisponde sicuramente a verità. La questione cambia quando si pensa di iniziare processi speculativi. La speculazione inizia nel momento in cui pensiamo di rivendere un bene immobile ad un valore maggiore di quello da noi pagato,
tanto che la legislazione italiana pone il limite di cinque anni di possesso per poter godere delle agevolazioni legate all'acquisto della prima casa, pena la perdita di tali agevolazioni, proprio per disincentivare il meccanismo di acquisto e rivendita.
Ora, però siamo in un momento economico che ha portato un forte rallentamento del mercato immobiliare, chi ha una casa e ci vive, se non per cause di forza maggiore, se la tiene stretta, perchè sa che rischia di non realizzare dalla vendita una cifra almeno uguale a quella spesa per l'acquisto.
Differente il discorso per chi ha diversi beni immobili di proprietà. Infatti spesso costoro, andando contro l'evidenza economica del periodo, nel momento in cui mettono in vendita il proprio immobile, grande o piccolo che sia, rimangono ancorati a valori di mercato di 2-3 anni fa, magari abbagliati da qualche valutazione "generosa" di qualche agente immobilare poco serio, ovviamente non riuscendo a vendere e di fatto facilitando la contrazione del mercato. Andando oltretutto a conseguire il risultato di un deperimento del patrimonio immobiliare, che rimane spesso vuoto e senza manutenzione in attesa di realizzare le cifre sognate.
Sarebbe bello che il ridimensionamento che la crisi di questi ultimi due anni ha portato nell'economia globale coinvolgesse tutti, con l'idea che forse abbassare le pretese forse porti più risultati e lavoro.